Così avvenne nel 1408 quando le bocche effusive si aprirono poco sopra il monastero di San Nicolò l’Arena, nel 1536,  nel 1537 e  nel 1633. Ultima distruzione in ordine di tempo dell’intero abitato di Nicolosi avvenne l’8 marzo 1669 a seguito di una delle più terribili eruzioni laterali dell’Etna. La lava sgorgò a non più di 1000 metri dal centro abitato, nel posto dove oggi sorgono i Monti Rossi seppellendo, oltre che Nicolosi, anche Belpasso, Mompileri, Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, parte di Mascalucia, Misterbianco e una grossa fetta della Città di Catania, arrivando fino al mare, nei pressi del Castello Ursino. I Monti Rossi che in origine si chiamarono “Munti Ruina” (Monti Rovina), si formarono proprio dalle scorie eruttate nel corso di questa disastrosa eruzione. A dire il vero, Nicolosi non venne distrutta dalla lava bensì coperta da metri di lapilli tanto che i sui abitanti furono costretti ad una precipitosa fuga. L’allora Principe di Paternò al cui feudo Nicolosi apparteneva, considerando ormai irrecuperabili i paesi coperti dall’eruzione, fece costruire una nuova città nella piana di Catania affinché ospitasse gli abitanti dei centri distrutti e la chiamò “Fenicia Moncada”, fenicia come l’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri, Moncada dal nome del suo casato. Il feudatario però non aveva fatto i conti con la caparbietà dei nicolositi i quali continuamente scappavano per tornare nelle loro terre, anche perché i montanari non si adattarono mai al clima caldo della piana e, soprattutto, alla malaria che infestava quelle zone acquitrinose. Così il Moncada dovette mandare i suoi sgherri per impedire ai montanari di tornare alle loro case distrutte. Quando Aloisio Moncada si accorse però che non riusciva a contenere la voglia di tornare dei nicolositi, consentì agli stessi di scavare da sotto la sabbia vulcanica le loro case e di rientrare, a condizione che prima della sua visita avessero recuperato almeno duecento case(Accendessero 200 fuochi). I nostri antenati vinsero la sfida ed il paese rinacque attorno alla chiesetta di Santa Maria delle Grazie.