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La storia delle eruzioni, però, non era finita perché l’Etna
nel 1766 ritornò a farsi nuovamente minacciosa e la lava lambì da vicino
le case del paese, dopo avere distrutto vigneti e frutteti. Gli abitanti
di Nicolosi questa volta si affidarono alla fede in Dio e nei loro Santi
protettori che portarono in processione sul fronte lavico. La lava si
arrestò ed a memoria di questo evento gli abitanti edificarono i “Tre
Altarelli”, tre edicole in pietra lavica contenenti le immagini di Sant’
Antonio di Padova,
di Sant’ Antonio Abate e della Madonna delle Grazie. Per più
di un secolo l’Etna non creò grossi problemi al paese, ma fu solo una
sosta, interrotta tragicamente prima nel 1883 e, soprattutto nel 1886
quando, a seguito di una grande eruzione laterale, la lava che sgorgava
dove oggi sorge monte Gemmellaro, minacciò molto da vicino le case
abitate. Nicolosi venne evacuato e gli abitanti ospitati nei paesi
vicini, in particolare nei comuni di Pedara e Mascalucia, i cui abitanti
alloggiarono nelle proprie case, gratuitamente, gli sfortunati
nicolositi. Il Cardinale Dusmet, Arcivescovo di Catania accorso
prontamente per stare accanto ai suoi fedeli, portò in processione
davanti al fronte lavico il Velo di Sant’Agata ed i paesani le statue de
propri Santi protettori. La lava che aveva già risparmiato
miracolosamente i Tre Altarelli, si fermò proprio nel posto dove erano stati deposti i santi
simulacri ed i nicolositi, il 13 giugno, poterono fare rientro nelle loro case. Altra
grossa eruzione avvenne nel 1910 ma in questa occasione la lava,
particolarmente fluida, passò fra i comuni di Belpasso e Nicolosi, su
terreno già coperto da precedenti eruzioni, senza pertanto provocare
grossi danni. |
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